L’Africa tribalista che conosciamo oggi è frutto degli ultimi 4 secoli di contatti con il mondo europeo che l’ha divisa in stati storicamente insensati ed ha portato le popolazioni a chiudersi in se stesse per ragioni di sopravvivenza. Ma è grazie al peso del colonialismo che gli stati africani, dopo aver raggiunto l’indipendenza, data che si aggira intorno agli anni sessanta di questo secolo XX, lanciarono una campagna di ritorno alle proprie origini culturali così lungamente denigrate dai popoli invasori, e organizzarono diversi programmi per la riscoperta delle arti tradizionali. Nel campo della danza vennero creati i famosi Balletti Nazionali, che portarono in tutto il mondo le danze più importanti dei vari paesi. Il più famoso è senza dubbio il Balletto Nazionale di Guinea (Conakry), che con i suoi 40 membri, tra ballerini e percussionisti ha fatto conoscere le complessità di esecuzione e la profondità dei gesti della danza africana.
Ma è quando comincia l’enorme esodo africano verso i paesi occidentali che la danza africana diventa disciplina di insegnamento nelle nostre scuole di danza e nei nostri centri culturali. Gli artisti africani, arrivati prima in Francia ed in Inghilterra tra gli anni 60 e 70, e poi negli altri paesi europei negli anni 80, cominciano ad insegnare, spesso in maniera informale, a gruppi di intellettuali e curiosi. Il primo centro dove veniva praticata la danza africana era il Centro Culturale Americano a Parigi. La prima generazione di artisti africani passa quasi inosservata, ma diede coraggio alla seconda importantissima generazione di artisti e pedagoghi che negli anni ottanta portarono la danza africana tra le discipline più praticate in Francia ed in Inghilterra, si parla di Koffî Kokko (Benin), Elsa Wolliaston (Kenya), Irene Tassembedo (Burkina Faso), Anna Camara (Guinea), Norma Claire (Guyana), Dodoo N’dyaye Rose Jr. (Senegal), Peter Badejo (Nigeria).
Oggi la danza africana è praticata in quasi ogni scuola di danza, non più quindi attività di intellettuali e curiosi, bensì disciplina per danzatori. Solo nel Nord Italia vi sono oramai centinaia di centri che la offrono accanto alle nostre danze occidentali, la classica, la moderna, il Jazz, la contemporanea.. In Europa esistono una trentina di compagnie professioniste di danza che portano sui più importanti palchi d’Europa e del mondo le danze tradizionali o contaminate con altri stili, tra le più famose oggi, la Compagnie George Momboye, la Compagnie La Calbasse di Merlin Nyankam, la Compagnia Keidara di Katina Genero, La Compagnie Congobateria, e la compagnia di Salya Sano. Il Festival di Montpellier ha deciso nel 2000 di dedicare il suo prestigioso festival unicamente alla danza africana e l’associazione francese Afrique en Creation ogni anno offre ingenti aiuti economici alle emergenti compagnie di danza africana contemporanea che nascono nel continente. In Francia esistono persino due formazioni professionali per il conseguimento del diploma di professore di danza africana, nato proprio per gli europei che, dopo anni di studi, vogliono cominciare ad insegnare e a valorizzare in maniera più occidentale questa disciplina: la “6eme parallele” a Bordeaux, direttore Vincent Haris’Do e il Centre Momboye, il cui direttore artistico è il coreografo e ballerino di fama internazionale George Momboye.
Un ritmo per invocare la pioggia, uno per festeggiare i matrimoni, un altro per ricordare il defunto che si accompagna nell’ultimo viaggio. La danza africana ha stili diversi per ogni ricorrenza della vita. Il continente africano, da sempre, ha un rapporto molto stretto con musica e danza; esse non significano solo divertimento e voglia di muoversi, ma hanno un significato più profondo: i canti e le danze accompagnano la vita quotidiana, in ogni suo momento, felice o triste che sia.
Anche l’occidente oggi scopre la danza afro, sono sempre più numerose le scuole di ballo che propongono questa tipologia di danza; trasformare il linguaggio i movimenti del corpo attraverso i concetti base dello stile tradizionale africano come la vibrazione, l’ondulazione, il ritmo dei piedi, la camminata, l’energia della voce e la ripetizione del movimento.
La danza africana si diffonde in Europa negli anni 70.
L’integrazione con la cultura europea genera una nuova forma espressiva che mantiene il rapporto tra il movimento ed il ritmo. L’affermarsi del fenomeno sottolinea per l’uomo contemporaneo l’esigenza di una cultura multietnica. Il piacere di muovere il corpo; vibrare nei ritmi della musica e gioire con gli altri, produce, attraverso un lavoro pedagogico, scioltezza fisica e armonia.
La danza africana conosce molte forme. Oltre agli energici movimenti della danze dell’Africa, si dà importanza ai dolci movimenti ondulatori che partono dal bacino e si propagano lungo la colonna vertebrale fino alla nuca, nelle braccia e nelle mani. Le danzatrici e i danzatori diventano coscienti dei propri blocchi e delle proprie tensioni, rendono il loro corpo più elastico e possono riequilibrarlo.
La danza africana si balla a piedi nudi. Le piante dei piedi tastano il suolo e lo battono in un contatto immediato. Le articolazioni ammortizzano il peso del corpo, così che il piede si appoggia delicatamente sul pavimento, invece di colpirlo.
L’apprendimento della danza africana è intenso, richiede perseveranza e concentrazione e la capacità di resistere alla fatica, per poter accedere a nuove fonti creative.
Percussioni Africane
Imparare a suonare le percussioni africane è molto entusiasmante, e risulta estremamente utile per chi sia interessato alla danza africana. In Africa la danza e la ritmica sono strettissimamente correlate e si potrebbe dire che non esista l’una senza l’altra!
Un corso o uno stage porta l’allievo, lezione dopo lezione, a comprendere meglio il ritmo come fenomeno naturale, sviluppando al meglio le proprie capacità di seguire il movimento con lo strumento e perché no di assecondare con il corpo il suono delle percussioni africane.